LONGEVITÀ IN SALUTE, IL PUNTO DI VISTA DEL MEDICO INTERNISTA

La sfida ad una longevità attiva ed in salute parte dal riconoscimento di alcuni fattori chiave nel
contesto attuale. L’invecchiamento progressivo della popolazione generale, l’impatto della cronicità e della polifarmacoterapia rappresentano nell’insieme dei determinanti della condizione di fragilità che sappiamo essere collegato con un aumentato rischio di disabilità. Tuttavia è anche chiaro che nell’anziano non sempre l’età cronologica corrisponde alla reale età biologica. Quest’ultima sarebbe il risultato di una serie di fattori di rischio potenzialmente modificabili che agiscono sull’epigenetica cioè l’espressione del nostro DNA. In particolare quattro sarebbero i fattori di rischio con alto impatto su morbidità, mortalità e qualità di vita: sedentarietà, obesità, fumo ed abitudine alcolica. La correzione di stili di vita scorretti, attraverso l’abolizione del fumo e dell’eccesso di alcool, una dieta bilanciata basata sul modello di dieta Mediterranea e l’esercizio fisico, dovrebbe rappresentare il cardine delle strategie preventive per promuovere l’“healthy aging”. A ciò va aggiunta la piaga dell’isolamento sociale che potrebbe avere effetti analoghi se non peggiori rispetto ai fattori di rischio succitati sulla qualità di vita dell’anziano. Come risulta dagli ultimi report dello studio Passi d’argento promosso dall’Istituto Superiore di Sanità, tale fenomeno sta colpendo anche regioni come la nostra in cui tradizionalmente il tessuto familiare garantiva un forte sostegno sociale.
Pertanto nell’era dell’avanzamento tecnologico e di una sempre maggiore automatizzazione dei
processi di monitoraggio e cura, la promozione di una longevità in salute non può che passare da una riscoperta di una autentica e vera relazione tra medico e paziente che miri alla correzione degli stili di vita già dall’età giovane adulta e al benessere psico-fisico della persona anziana.